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La Sinestesia

Sinestesia: Benvenuto
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Di cosa si tratta

L’etimologia della parola sinestesia deriva dal greco syn che significa “insieme” ed aisthánestai che significa “percepire”, quindi percepire insieme, più sensazioni. Indica il procedimento per cui la stimolazione di un senso, dovuta ad un’esperienza sensoriale, interessa anche un altro senso in maniera spontanea e senza un reale collegamento logico. Si tratta di una “contaminazione involontaria” dei sensi nella percezione. La persona che ne è affetta percepisce gli stimoli sensoriali non in modo distinto, ma in concomitanza unendo più sensi; un sinestetico, quindi, sente i colori, o vede i suoni, o ancora può toccare un odore. ​

Si stima che circa il 4% della popolazione mondiale percepisca il mondo in modo sinestetico. L’origine di questa condizione non è ancora del tutto compresa ma si pensa che sia di tipo genetico, infatti alcuni soggetti che manifestano la sinestesia affermano che c’è almeno un altro sinesteta tra i componenti della propria famiglia.

Sinestesia: Chi sono

Il rapporto tra sinestesia, creatività e arte

La presenza di numerosi sinesteti tra gli artisti ha fatto sì che gli studiosi indagassero sul legame tra sinestesia e creatività. Le scoperte sulle basi biologiche e neurologiche della sinestesia sono state integrate in alcuni modelli che tentano di spiegare il ruolo svolto dalla creatività nella produzione artistica, poiché la creatività è definita come la capacità potenziale della mente di cogliere i rapporti e le connessioni tra le cose, le parole, le idee e le esperienze, in modo originale e inusuale rispetto al pensiero abituale o tradizionale (fonte: dizionario Treccani). La riflessione su questo rapporto si inserisce nell’ambito della neuroestetica, o neurologia dell’estetica, che individua nell’arte un mezzo per comprendere le funzioni del nostro cervello, e dunque tenta di ricostruire le basi biologiche dei processi per cui siamo in grado di emozionarci davanti a un’opera d’arte, compiere associazioni sulla base dei nostri ricordi, provare piacere davanti a un quadro.

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Image by Allison Wopata

Anatomia di un cervello sinestetico

Esistono connessioni molto più attive e sviluppate in un cervello sinestetico rispetto a quello del resto della popolazione. Ciò che fondamentalmente è importante sapere è che, non soltanto queste connessioni si accompagnano ad un maggior spessore e maggiore concentrazione di materia grigia nelle aree più coinvolte nei processi sinestetici (ovvero quelle sensoriali per il processamento delle sensazioni, il lobo parietale per l’attenzione e l’associazione e il lobo frontale per i processi cognitivi), ma anche ad una maggiore comunicazione in tutte le aree del cervello, indipendentemente dal fatto che siano direttamente coinvolte nella definizione di un determinato tipo di sinestesia. A favore di questo studio è stata pubblicata la storia di una paziente avente un particolare tipo di sinestesia, definita gustativo-tonale. Questa donna sentiva particolari gusti in relazione all’ascolto di determinati intervalli tonali. Studi di imaging (modalità di formazione delle immagini biomediche utilizzate a scopo diagnostico e, in alcuni casi, terapeutico) hanno evidenziato sia una maggiore concentrazione di sostanza grigia nell’area gustativa e nella corteccia uditiva, sia una maggiore attività neuronale nelle suddette aree e una migliore connessione delle stesse con il lobo parietale e temporale.

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Criteri per la definizione della Sinestesia

Attualmente non esiste un metodo stabilito ufficialmente per la diagnosi della sinestesia. Nonostante sia spesso definita come una “condizione neurologica”, questa manifestazione non è riportata nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) o nel ICD (Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati). Il più delle volte, infatti, la sinestesia non interferisce con le normali attività quotidiane e l’esperienza viene considerata “neutra” o addirittura piacevole dalla persona che lo sperimenta. Considerando anche che non tutte le persone che sperimentano la sinestesia condividono le stesse esperienze, non è mai stato elaborato un trattamento specifico per gestirla. Al momento l’ipnosi è l’approccio che finora ha dimostrato i migliori risultati nella gestione della sinestesia.

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