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La sindrome di Alzheimer e l’uso della Sinestesia

  • Immagine del redattore: Sensorio
    Sensorio
  • 8 feb 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 11 feb 2021

La malattia di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo. Attualmente si stima ne sia colpita circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni e circa il 20% degli over 85enni, anche se in diversi casi può manifestarsi anche un esordio precoce intorno ai 50 anni di vita. Questa malattia - che prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che all'inizio del 1900 ne descrisse per primo le caratteristiche - è caratterizzata da un processo degenerativo progressivo che distrugge le cellule del cervello, causando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive (memoria, ragionamento e linguaggio), fino a compromettere l'autonomia e la capacità di compiere le normali attività giornaliere. Attualmente la malattia di Alzheimer non è guaribile, ma esistono farmaci che possono migliorare temporaneamente alcuni sintomi cognitivi, funzionali e comportamentali e numerose tecniche e attività in grado di ridurre i disturbi del comportamento.

Da studi estremamente recenti risulta che nella maggior parte dei casi la malattia sopisce tutte le memorie tranne quella olfattiva la quale presenta una forte resistenza. Il senso dell’olfatto, all’interno del cervello, ha sede nell’ippocampo, la parte più interna del cervello e la parte più antica formatasi già negli ominidi. L’essere una sezione così antica, resistente e persistente rende la memoria olfattiva qualcosa di estremamente potente. Ci sono delle sperimentazioni in corso che si basano su queste scoperte in alcune università americane e in poche università italiane; vengono disposte cinque o sei fiale contenenti una serie di profumi distinti, fini a scandire i momenti della giornata: far sentire un profumo a chi ha difficoltà di orientamento, di linguaggio, di memoria e di contestualizzazione, crea un segnale che aiuta a definire il tempo. Durante l’ora del pranzo viene fatta annusare una delle fialette, si impiega un’altra fiala per segnalare l’ora del dormire, un’altra ancora viene adoperata per l’orario delle visite e così via. Ripetendo la sperimentazione per un certo periodo la percezione dei vari odori crea nei malati degli stimoli che permettono di acquisire una routine. La percezione olfattiva rimette quel minimo di ordine che nel cervello colpito dall’Alzheimer non esiste più, favorisce le funzioni che diversamente non riceverebbero stimolo. Questa sperimentazione è a tutti gli effetti una sinestesia e ne sfrutta le dinamiche. Un'altra applicazione pratica di questo principio potrebbe essere il farsi riconoscere presentandosi con lo stesso profumo, così da creare un’identità nella mente dei malati di Alzheimer. Questi studi, però, non hanno ancora un saldo fondamento scientifico, considerando la recente riscoperta della sinestesia e il fatto che le sperimentazioni sono in corso in questo momento. A tal proposito la comunità scientifica è divisa su più fronti e ci vorrà del tempo prima di poter avere delle certezze sul rapporto tra sinestesia e Alzheimer.



 
 
 

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