Come percepiamo il mondo
- Sensorio
- 5 feb 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 11 feb 2021
Il cervello percepisce ciò che ci circonda attraverso i 5 sensi, i quali sono connessi in differenti canali. Essi diffondono il flusso informativo proveniente dall’ambiente esterno, mediando il rapporto fra mondo interno e mondo esterno. I sensi ci permettono dunque l’interpretazione immediata del mondo esterno e la integrano alla realtà nel nostro mondo interno utilizzando, amplificando, rimaneggiando, generalizzando e perfino cancellando informazioni. Per semplificare è tramite i 5 sensi che comprendiamo che il fuoco scotta, che la muffa è blu o verde, che le api ronzano e così via. Siamo immersi nel mondo fisico, che sta fuori di noi, ma conosciamo questo ambiente solo attraverso i nostri organi di senso. Col tempo e con l’esperienza ognuno di noi costruisce nella propria mente una mappa personale, soggettiva e incomunicabile del mondo esterno, e da ciò consegue la completa unicità tra i diversi esseri umani. Scrive il neuroscienziato Walter Freeman in Come pensa il cervello:
Le esperienze del rosso di un tramonto, del profumo di un Fiore o del canto di un uccello sono del tutto personali. I Filosofi le chiamano “qualia” e a loro giudizio non sono accessibili da parte degli scienziati.
In realtà tutti possiamo trovarci spesso in situazione di percezione sinestetica. L’infanzia sembra essere l’età della fruizione e della funzione sinestetica. Molti studi sperimentali rivelano come nel bambino sia riscontrabile una forte incidenza della sinestesia “tra i mezzi espressivi”. L’infanzia appare come “un’epoca nella quale il bambino effettua con disinvoltura traduzioni fra sistemi sensoriali, in cui suoni, colori, gesti si mescolano e danno luogo a forme di danza movimenti ritmici, fino a produrre vere e proprie performance espressive sia nella danza come nel canto” (Cfr. H. GARDNER, Il bambino come artista, Anabasi, Milano 1993). La funzione sinestetica, in simbiosi con l’espressività, è un’occasione per agevolare la progressiva presa di coscienza di sé dentro il mondo. La sinestesia mescola, senza intimorire, esperienza e immaginazione, stati di coscienza non definiti e necessità di trovare un proprio io consapevole.
Lo sviluppo dei sensi inizia nel bambino dai due o tre giorni di vita, momento nel quale possiede solo il senso dell’olfatto (necessario alla sopravvivenza per la ricerca del latte materno), e progredisce gradualmente durante la crescita, procedendo con velocità diversa durante le diverse età. Per ognuna di esse c’è un senso che prevale sugli altri fino ad arrivare alla maturità, momento in cui ogni senso acquisisce una propria identità. Negli esseri umani, a differenza di quanto accade nelle altre specie, non vi è un dominio sensoriale specifico che prevale in quanto funzionale e geneticamente definito, ma esiste una costante interrelazione tra i diversi sistemi percettivi.
Il mescolarsi dei sensi, dunque, è alla base del nostro rapportarci al mondo; nel riconoscimento degli oggetti sono impegnati sia il tattile che il visivo, così come al gusto concorrono l’olfatto, il tatto e a volte anche l’udito. Oggi si afferma da più parti che tutti possiamo trovarci in condizioni di sinestesia, quando vediamo l’immagine del mare e ne sentiamo l’odore, quando ascoltiamo un brano musicale e ci pare di vedere un paesaggio, quando un’emozione ci fa venire la pelle d’oca, perché evoca situazioni già provate.

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